Ippolita dialoga con Timothy Morton

SELF ECOLOGIES. IMMAGINI, CORPI, TECNOLOGIE

Venerdi 23 Settembre Università di Pavia h 16.00 Ippolita dialoga con Timothy Morton

Alle h 10.00 si terrà il seminario di Ippolita Contro il disciplinamento algoritmico: sabotaggio epistemico e neurodiversità guerrigliere

In che modo il pensiero algoritmico diventa un pensiero normalizzante? E quanto è incorporata nel design degli algoritmi la tendenza a igienizzare le relazioni, pur facendoci sentire sempre libere di esprimerci? Nei social network anche il dissenso e il pensiero critico sono un +1 da aggiungere ai Big Data, sono merce, quindi profitto.

La disciplina algoritimica ci modifica attraverso l’introiezione di una regola che è tanto fisica quanto psichica. Il comportamento che diventa norma sociale infatti, non è solo consuetudine, ma incarnandosi in corpi fisici ci neuro-normalizza. Crea schemi cognitivi ai quali facciamo riferimento in modo sia culturale che profondamente emotivo e “fisico”.

All’interno dei social network tutto questo accade in un unico orizzonte di verità: la quantificazione del nostro agire, che ci forma a una sempre più efficiente performatività funzionale.

Se nella psichiatria il vile mestiere di punire viene trasformato nel bel mestiere di guarire, nei social la verificabilità empirica che rende tutto misurabile (come se la nostra cognizione fosse un calcolatore, la nostra vita emotiva un’azienda) appiattisce la pluralità epistemica attraverso il sistema di ricompense, il gigantismo globalista della condivisione, il desiderio di accumulo.

Possiamo immaginarci altrimenti?

Dal punto di vista critico e politico, le forme di azione che si sottraggono al pensiero algoritmico chiamano in causa la neurodiversità.

Sono neurodiversi non solo gli individui con atipicità neurologiche, come chi rientra nello spettro autistico, ma anche tutte quelle forme di pensiero (e di azione) che vengono sistematicamente escluse e marginalizzate: perché non efficienti, perché non rigorose, perché non quantificabili.

È la lunga scia del paradigma biosicuritario – la distinzione tra normali e anormali, tra soggetti neurotipici e soggetti neurodiversi – che arriva fino noi, all’interno dei nostri smartphone, nei nostri schermi, nelle nostre routine quotidiane.

International Summer school – Self Media Lab – Introduce Giada Cipollone

Ippolita dialoga con Morton