Saperi Proibiti – Téchne e stati modificati di coscienza

 

Ippolita,
Tecnologie del dominio, un excursus tra allucinazioni e gamificazione

 

 

Per descrivere il web delle tecnologie commerciali, la loro invadenza
in termini di privacy e controllo e la loro potenza disciplinante, si
fa spesso ricorso a metafore provenienti da George Orwell che con 1984
ha dato vita a una potente distopia, basata proprio sul controllo totale
del Grande Fratello.
Altre volte, facendo notare che l’asservimento alle nuove tecnologie è
del tutto volontario e basato sul piacere, si preferisce citare, non
senza ragione, Il mondo nuovo di Aldous Huxley.

I motivi che spingono a nominare entrambi gli autori sono molto validi,
ma c’è un altro scrittore di fantascienza, cratore di “universi che
cadono a pezzi dopo due giorni”, al quale, forse, vale la pena
rivolgersi per comprendere appieno il nostro mondo: Philip K. Dick.
Ma non tanto – o non solo – per il possibile sviluppo della c.d.
intelligenza artificiale e quindi dei robot (che lui chiamava androidi),
quanto per il concetto trasversale di simulacro che attraversa tutto il
piano della realtà, fino a rendere impossibile distinguerla
dall’allucinazione.

Téchne e stati modificati di coscienza, Intervento di Ippolita

L’obiettivo di Saperi proibiti è promuovere una riflessione collettiva sulla dimensione storica, sociale e culturale di pratiche e saperi rimossi dai discorsi istituzionali che renda possibile l’esplorazione del confine tra diverse concezioni dell’alterazione di coscienza, con o senza l’uso di droghe.

Riflettere sulla dimensione del sapere sopra e attraverso le sostanze psicotrope serve a gettare luce sul carattere intersoggettivo e condiviso di un’esperienza che in tutti i suoi aspetti molte istituzioni trattano come affare privato ed ‘individuale’, accentuando, anziché ridurlo, l’effetto di disinformazione e stigmatizzazione di quelli che vengono definiti, con un termine cinicamente neutro, ‘consumatori’.
Porre il problema in questi termini vuole essere un’occasione per un confronto aperto, al di là degli stereotipi dell’evasione e dello ‘sballo’.

 

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