Ecologia dei media, un corso di Ippolita per AccademiaUnidee a partire da Ottobre 2022. Il corso di tiene sia in ligua inglese che in italiano. Fondazione Pistoletto Città dell’arte, Biella

Humankind. Solidarietà ai non umani, di Timothy Morton, edito da Nero Edition nella collana NoT.

Dobbiamo farla finita con il letale concetto di sopravvivenza.
Una rapida occhiata a Se questo è un uomo di Primo Levi mostrerà che la forma di cultura della morte più violenta traccia una linea di demarcazione rigida ma sottile tra vita e morte. La parola chiave è sopravvivenza: il semplice atto di «andare avanti», al cui interno è però contenuta una separazione tra il cercare di non morire e l’attesa del morire stesso (i «Muselmänner»).
Tale separazione è un artefatto della violenza industriale inferta alle vittime. Quando la logistica nazista incontra persone reali, tutta una serie di possibili esseri perturbanti comincia a manifestarsi «tra» le rigide categorie di vita e morte.

Alla logica questo non è molto gradito, poiché essa non ama le ambiguità. Nella logica tradizionale non c’è spazio per zone intermedie, il tipo di luoghi che si incontrano nella «vita» ordinaria. Eppure, la vera «vita», in opposizione alla Vita con la V maiuscola, occupa proprio questa zona intermedia abbandonata. Ciò che chiamiamo «vita» è un’esitazione tra due diverse forme di morte: la macchinazione cieca e la completa inesistenza. La vita in quanto tale non può essere contrapposta alla disabilità: un arto è sempre una protesi, un occhio è sempre artificiale. Il motore dell’evoluzione è una serie di mutazioni casuali tale per cui è impossibile predire quando una nuova forma di vita si manifesterà come variazione o come mostruosità.

La logica, però, con il suo «principio» di non contraddizione e il conseguente principio del terzo escluso, proibisce proprio quelle sfumature di grigio che caratterizzano la vita (con la v minuscola) in quanto tale. Cosa ci dice tutto ciò riguardo alla logica? Che è, come affermò Nietzsche, un prodotto dell’era agricola (quella in cui viviamo è solo una nuova versionedella Mesopotamia), con i suoi patriarcati e le sue caste. Il genere umano dev’essere pensato tramite questo terzo escluso, questo regno spettrale che attraversa due tipi di morte, non certo come una qualche sostanza vivente idealizzata. La vita umana diventa così meno spettacolare, meno grandiosa e vitale: si fa più ambigua, più inquietante, più onnicomprensiva. Solo a questo punto si può pensare a un genere umano estraneo alle logistiche che hanno portato al capitalismo neoliberista. Distingueremo dunque questa concezione di vita da altre definizioni minimali come, per esempio, quella proposta dall’utilitarismo o quella contenuta nell’idea della mera sopravvivenza o dell’«sopra-vivere». Non si tratta di contrapporre la mera sopravvivenza a una forma di vitalità salubre, ricca ma insipida.
In quanto categoria ontologica, la fragilità è una categoria ecologica di base. Se una cosa è esattamente ciò che è – sebbene non sia mai come appare – vuol dire che è danneggiata dall’interno. Esistere è essere disabili: ogni arto è una protesi. La creatività si manifesta proprio a partire da (non certo malgrado) questa disabilità ontologica. La sopravvivenza è una trama continuativa, sottile ma continuativa. La vita creativa è un miracolo che può essere operato solo dai disabili. Il genere umano è irriducibilmente disabile.

La Vita (con la V maiuscola) è ostile alle forme di vita realmente esistenti. Ciò è dovuto all’ontologia standard, un’ontologia della sostanza radicata nello spazio sociale. Essa implica che l’esistere sia sempre un essere qualcosa-o-qualcos’altro, presente al di sotto, al di là o a dispetto delle apparenze: laggiù all’orizzonte, l’idea di Natura apparve in funzione di un sistema basato sull’agricoltura.

Un algoritmo non è nient’altro che una ricetta: sbatti due uova e versale in un pentolino caldo con del burro, cuocile per qualche minuto… e voilà, una deliziosa porzione di uova strapazzate. Stabilisciti in dimore permanenti circondate da campi, impara a riconoscere e a eliminare erbacce e parassiti, aumenta al massimo la resa dei chicchi del tuo grano a dispetto dei fiori… Basta lasciare che l’algoritmo funzioni per un tempo sufficientemente esteso e si potrà assistere al fatto che la sua ultima versione sia riuscita a innescare la Sesta Estinzione di Massa. Poiché gli umani vollero evitare il piccolo surriscaldamento globale del primo Olocene, i loro algoritmi finirono per generare un surriscaldamento globale di gran lunga peggiore. Poiché vollero trascendere la rete del destino e la struttura circolare e ansiogena dell’esistenza, il regno paleolitico del trickster mitologico, gli umani rincararono la dose e finirono per imbrigliarsi ancor di più in questa rete.

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