Lavinia Hanay Raja Naba

Visiting Naba – Culture Digitali – Prof Lavinia Hanay Raja 2021

Metamorfosi di fuga e potere dell’anti-mutamento (estratto da un articolo per il Goethe Institut)

Canetti traccia due direttrici metamorfiche di fuga dal potere: lineare e circolare. La metamorfosi di fuga è un modello archetipico, ne troviamo testimonianza in miti, fiabe e leggende sparse in tutta la cultura popolare.

Walt Disney ne realizzò un’interpretazione visiva in La spada nella roccia del 1963, in cui Mago Merlino e Maga Magò si sfidano in un duello all’ultima metamorfosi, trasformandosi rapidamente in ogni sorta di animale: coccodrillo, tartaruga, coniglio, volpe. Quando la maga infine si muta in drago, Merlino riesce a batterla trasformandosi in un germe e facendola ammalare. Esistono centinaia di racconti folclorici che si basano su questo schema. Questo tipo di inseguimento è detto lineare, presuppone due poli paritetici e uno scontro diretto. Più interessante per noi è la dinamica della fuga circolare, in cui si scontrano la magia ancestrale del mutamento e la forza eroica dell’anti-mutamento.

I due racconti che Canetti prende in esame sono la vicenda omerica del vecchio Proteo, una divinità marina che dopo aver subìto l’assalto di Menelao il re di Sparta, viene costretta a rivelare le sue doti profetiche; e la storia mitologica della nereide Teti, aggredita e stuprata dal giovane re Peleo, per generare un figlio semi-divino Achille, che non metta in discussione il potere di Zeus. In entrambi gli episodi, che hanno come protagonisti esseri precedenti il pantheon classico, si stabilisce la dinamica della fuga circolare. La creatura magica si trasforma, cercando di fuggire all’agguato, ma pur manifestando i più disparati sembianti: acqua, animale, infine albero, rimane bloccata sul posto.

A nulla valgono le trasmutazioni perché è stretta nella morsa costante e superiore di un potere contro cui non potrà nulla. Gli ancestrali fuggono muovendosi in cerchio, tutto accade nel medesimo luogo. Il re li tiene stretti e questi si dibattono mutandosi, ma egli li avvince tra le mani, senza cedere e senza paura di ciò che potrà mostrarsi ai suoi occhi. Nei racconti non è specificato a cosa gli aggressori si tengano.

La loro è una forza invisibile, che Canetti chiama il potere dell’antimutamento. Mentre la divinità marina si trasforma in ogni sorta di bestia l’eroe-re rimane fermo, saldamente ancorato. L’epilogo dunque è chiaro: l’eroe combatte e vince sul mostro, ottenendone i servigi. Il luogo della staticità suprema infatti è il volto del monarca, il quale deve rimanere immutabile, al punto che non gli è consentito neppure di invecchiare, il Re-eroe da cui promana l’autorità è un uomo sempre della medesima età, nel pieno della forza e della salute. «Il potente conduce una battaglia ininterrotta contro la metamorfosi spontanea e incontrollata. Lo smascheramento, il mezzo cioè di cui egli si serve nella sua battaglia, è esattamente contrapposto al processo della metamorfosi e può essere definito antimutamento [Entwandlung]. L’accumulo di antimutamenti determina una riduzione del mondo». La stasi di questo tipo umano ha caratterizzato in modo decisivo l’immagine moderna del potere. Il potere è ciò che non muta e ha la forza di far mutare il mondo attorno a sé.