Reading di bell hooks a cura di Kirykou; presetazione di La miseria simbolica di Bernard Stiegler con la traduttrice Rosella Corda; Paplito el Drito e Mosquito tra sonoro e reading con un cut-up su “la fine senza la fine”

bell hooks Insegnare Comunità, Meltemi editore

Ad esempio, una docente bianca liberale e ben intenzionata può scrivere un ottimo libro sulle intersezioni tra razza e genere, pur consentendo ai propri pregiudizi razzisti di modellare il modo in cui reagisce, a livello personale, alle donne di colore. Potrebbe avere un “grandioso” senso di sé, ossia una grande fiducia nel riconoscersi in quanto antirazzista, ma non essere attenta nel cogliere le connessioni capaci di trasformare il suo comportamento, e non solo il suo pensiero.

In una cultura fondata sul dominio, quasi tutte le persone si comportano in modo tale da contraddire le proprie convinzioni e i propri valori. Questo è il motivo per cui alcuni sociologi e psicologi sostengono che gli individui mentono sempre di più, su ogni sorta di questioni, importanti o triviali. Il ricorso costante alla menzogna porta spesso a forme di negazione in cui le persone non sono in grado di distinguere tra fantasia e realtà, tra illusione e verità.

Insegnare, organizzare conferenze e seminari e pubblicare testi sulla lotta al razzismo e ad altre forme di dominio mi ha fatto comprendere che per affrontare i pregiudizi razziali e, più importante, il pensiero suprematista bianco, è necessario
guardare con occhio critico a ciò che abbiamo appreso sulla natura della razza nel corso dell’infanzia. Quelle prime esperienze sono determinanti dei futuri atteggiamenti nei confronti della razza. Nelle esperienze di scrittura collettiva, spesso partiamo dal nostro primo ricordo legato alla consapevolezza della razza. Esplorando i primi approcci all’idea della razza, diventa più facile pensare alla questione del punto di vista.
Le persone bianche, passando dalla negazione della razza alla consapevolezza, si rendono improvvisamente conto che la cultura suprematista bianca incoraggia i bianchi a negare la loro comprensione della razza, e ad affermare, come parte della
loro superiorità, di aver superato la questione razziale. Tuttavia, quando la negazione dell’esistenza del razzismo viene meno, diventa evidente che sotto sotto la maggior parte delle persone bianche ha un’intima consapevolezza delle politiche
della razza e del razzismo.

Sebbene sia positivo che la gente voglia la fine del razzismo, paradossalmente questo desiderio sincero è alla basedella persistenza del falso presupposto che il razzismo non esista più, che questa non sia una nazione suprematista bianca. Nella nostra cultura quasi tutti, indipendentemente dal colore della pelle, associano la supremazia bianca al fanatismo conservatore ed estremo, ai naziskin che predicano tutti
i vecchi stereotipi razzisti della purezza. In realtà i gruppi estremisti raramente minacciano il nostro quotidiano; sono invece le credenze e i pregiudizi suprematisti della compagine bianca “moderata”, più facili da nascondere e dissimulare, che sostengono e perpetuano il razzismo quotidiano come forma di oppressione di gruppo.

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