Occupare l’immaginario. Una giornata con Antonio Caronia

Incontro di studi e riflessioni a partire dall’opera di Antonio Caronia
28.10.23, c/o EX OP Paolo Pini, via Ippocrate 45, Milano, dalle 9,00 alle 18,00

Alle 16.30 Ippolita parteciperà alla tavola rotonda L’inconscio della macchina, con Alberto Abruzzese, Gabriela Galati, Mario Canali, Fabio Malagnini.

Se l’“inconscio ottico” (Benjamin) si presenta nel secolo corso attraverso la fotografia e il cinema, Antonio Caronia si interroga sull’inconscio della macchina digitale che il “sistema essere umano computer” lascia intravedere. È uno sguardo che emerge, con molto anticipo, dall’esperienza artistica e materiale che il regime della virtualità porta alla luce, assieme a una esuberante e fluttuante semiosi. Alla ricerca di nuove linee di fuga, questo sguardo si estende oggi alle incognite e alle trasformazioni che il dominio dell’automazione cognitiva e delle AI prospetta per le nostre vite.

L’intero programma della giornata è visibile a questo indirizzo:  https://occuparelimmaginario.noblogs.org/programma/

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A dieci anni dalla sua scomparsa, Antonio Caronia emerge come come una delle figure più originali del pensiero italiano a cavallo dei due secoli. Teorico non accademico, filosofo “da strada”, sociologo dei media, la sua riflessione abbraccia le trasformazione tecnologica e la rivoluzione digitale intervenuta nel capitalismo avanzato e nelle società post fordiste.

A partire dagli anni ‘70 Caronia avvia una conversazione a distanza tra la ricerca filosofica e il pensiero visionario di Philip K. Dick, James Ballard, Samuel R. Delany, William Gibson, Alice Sheldon (aka James Tiptree Jr.), Ursula Le Guin. Un corpo a corpo intellettuale e politico cominciato sulle pagine di “Un’Ambigua Utopia”, la rivista-fanzine che in pieno post ’77 rivoltò il lavoro culturale fuoriuscito dalla militanza politica attorno a concetti di utopia e eterotopia, hackerando la carica trasformativa e pulp della fantascienza.

L’analisi di Caronia ha indagato il cyborg, cioè l’essere umano naturalmente tecnologico, attraverso l’impronta dell’immaginario non meno che le evoluzioni della tecnica. Per Caronia il cyborg – che è anche il titolo del suo libro più noto, anche nelle successive riedizioni – è, né più e né meno, l’umano in quanto “animale storico”, anzi “animale del possibile” che il teorico genovese indaga successivamente a partire dai concetti di “corpo virtuale”, “corpo disseminato”, “significante fluttuante”.

Dalla prospettiva di Marshall McLuhan osserva che il corpo, nell’epoca delle reti, può infine rivendicare quello spazio che “non 400 anni di modernità, ma 7.000 anni di neolitico gli hanno tolto”. Non meno importanti di McLuhan, per Caronia sono William Burroughs e Antonin Artaud, due grandi irregolari del secolo scorso, a cui approda nel corso degli anni ’90 la sua riflessione sul conflitto tra il corpo e il linguaggio. La sintonia con Foucault emerge mano a mano che lo studio dell’uomo artificiale ne chiarisce il rapporto con la nascita della biopolitica, che Caronia sviluppa a più riprese attraverso i corsi tenuti presso l’Accademia di Brera e la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) tra il 2006 e il 2011.

Partecipano: Alberto Abruzzese, Antonio Attisani, Amos Bianchi, Mario Canali, Francesca Marianna Consonni, Alberto “abo” Di Monte, German Andres Duarte Penaranda, Ubaldo Fadini, Gabriela Galati, Ippolita, Giuseppe Isgrò, Fabio Malagnini, Sara Molho, Patrizia Moschella, Carlo Pagetti, Marco Philopat, Giuliano Spagnul.

Occupare L'immaginario. Antonio Caronia