Controllo e mondo. Logiche e illusioni

Un pezzo del gruppo Ippolita per GATE
Viviamo nelle società di controllo prefigurate da Gilles Deleuze nel breve testo Poscritto sulle società di controllo, ma di che tipo di controllo parliamo e in che modi possiamo intenderlo?

Le nostre azioni sono potenzialmente monitorate, registrate e archiviate ventiquattrore su ventiquattro, grazie al rapporto pressoché fusionale che abbiamo con i nostri smartphone e gli altri dispositivi digitali che fanno parte della nostra vita, dalla domotica ai sistemi tecnologici integrati nelle nostre autovetture. Per non parlare delle telecamere presenti a ogni angolo di strada nelle grandi città e dei sistemi di pagamento oggi più diffusi come carte, trasferimenti digitali di denaro e così via. Tutto questo è la quotidianità per miliardi di persone.

Ci riferiamo a un insieme di informazioni, anche molto sensibili, che dicono pressoché tutto su cosa facciamo. Questo tipo di controllo è quello che avviene grazie al tracciamento delle nostre interazioni mediate tecnologicamente.

Il controllo però avviene anche in altri modi e in altri sensi, per esempio se costruiamo un oggetto o uno spazio possiamo prevedere e decidere come verrà usato e vissuto, in base alle caratteristiche che gli daremo. Non è solo una questione di affordance (le caratteristiche fisiche che ne suggeriscono l’uso) è una questione di potere. Perché c’è un dislivello non facilmente colmabile tra chi progetta e costruisce uno spazio, un manufatto, un dispositivo e chi poi lo userà.

Più è ampio e sconfinato l’ambiente di cui si fa esperienza e meno è immediatamente comprensibile la cornice nella quale agiamo. Più è complesso il dispositivo o lo strumento e meno il suo uso può essere reinventato, innovato, capovolto o rovesciato.

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