AADA è un progetto di Lucha y Siesta, Chayn e Ippolita

Ha preso ufficialmente avvio ad ottobre 2025 il Progetto  AADA – Act Against Digital Abuse, un’iniziativa promossa dalla Casa delle donne* Lucha y Siesta, dalla piattaforma italiana Chayn, dal gruppo di ricerca Ippolita e da professionistə attive in diversi settori delle tecnologie e del contrasto alla violenza e alle multi-discriminazioni di genere. Il progetto nasce da una ricerca intrapresa un anno fa con l’obiettivo di sviluppare strumenti concreti per fronteggiare la violenza digitale di genere – o cyberviolenza – e tutelare i diritti delle persone più esposte.

aada è un progetto di lucha y siesta, chayn e ippolita

Il progetto elaborato dal gruppo di lavoro si inserisce all’interno del bando “Connecting Spheres: strengthening CSOs and networks to protect GBV survivors in all their diversity” finanziato dall’Unione europea tramite il programma Citizen, Equality, Rights and Value – CERV e nello specifico attraverso la call CERV-2023-DAPHNE, implementata da Oxfam Italia, Oxfam Italia Intercultura e Fondazione Giacomo Brodolini. Il progetto A.A.D.A. Act Against Digital Abuse è risultato tra i beneficiari e ci offre la possibilità di rafforzare e accrescere le conoscenze di un fenomeno che colpisce in particolar modo le donne, le soggettività migranti e le persone LGBTQIA+.

Una risposta sistemica alla violenza digitale di genere
Il progetto è rivolto a operatrix di CAV (Centri anti violenza) e CAD (Centri anti discriminazione) per integrare tra gli strumenti di intervento una risposta strutturata ed efficace alla violenza di genere digitale anche nei confronti delle persone LGBTQIA+ al fine di liberarsi dalla violenza in tutti gli ambiti della vita.

La violenza digitale di genere si prospetta come fenomeno variegato e complesso e quale estensione delle più tradizionali forme di violenza di genere di matrice etero-patriarcale ma presenta, tuttavia, caratteristiche e dinamiche proprie: pervasività, anonimità, permanenza digitale, amplificazione e facilità di utilizzo.

Rivendicare il diritto ad abitare gli spazi digitali
La nostra riflessione e il nostro approccio partono dalla convinzione che il digitale è uno spazio che si ha diritto ad attraversare e che pertanto va presidiato e vissuto, così come da anni rivendichiamo e occupiamo lo spazio pubblico delle piazze e delle strade, questa presenza attiva deve necessariamente essere collettiva e supportata dal lavoro in rete. Troppo spesso, a causa della pervasività strutturale della violenza patriarcale e di un gender digital divide generalmente ignorato, la soluzione di chi vive la violenza facilitata dalla tecnologia è quella di abbandonare il campo, eliminando i propri account dalle piattaforme di social network, riducendo l’utilizzo dello smartphone o di altri dispositivi. In poche parole: uscire dalla rete.

Uscire dalla rete però vuol dire anche isolarsi, limitare la propria autonomia sociale e lavorativa, precludersi l’accesso a delle informazioni, a volte anche vitali. Le donne e le soggettività LGBTQIA+ devono avere la possibilità di abitare con serenità tutti gli spazi della vita sociale, e questo deve includere il digitale e la rete.
Per capovolgere il problema l’unica soluzione è adottare un’ottica di genere.

Costruire reti e competenze per un intervento integrato
Da decenni le realtà femministe, con i CAV in prima linea, portano avanti un preziosissimo lavoro di consapevolezza e tutela dalla violenza di genere offline. La direzione del progresso tecnologico degli ultimi anni, che ha ridisegnato il panorama degli strumenti con cui viviamo le nostre vite, ci impone di portare questo lavoro anche nel digitale e fornire strumenti a chi lavora sul campo.

Per farlo, è necessario essere in grado di prendersi cura del proprio “corpo” digitale, che è solido e concreto tanto quanto è vulnerabile ed esposto alla violenza patriarcale.

In quest’ottica è essenziale lavorare in network, strutturando relazioni collaborative tra CAV e CAD attraverso la consolidazione di sinergie e scambi di sapere e conoscenze, per creare una cornice culturale condivisa, competenze per interventi mirati, strumenti di accoglienza in chiave transfemminista e intersezionale per chi si trova a vivere anche questo tipo di violenza.

Risultati e impatto del progetto
Il progetto prevede la realizzazione di un vademecum e di materiali formativi rivolti a operatrix di CAV e CAD, a partire da un’analisi di contesto su VdG digitale e soggettività LGBTQIA+ e contemporaneamente allargare il campo di intervento dei CAV e la loro capacità di accogliere un’utenza in chiave intersezionale, con l’obiettivo di fornire competenze teoriche e pratiche per affrontare la violenza digitale di genere.
Toolkit e altri strumenti saranno sviluppati nella seconda fase del progetto, rispondendo a una lacuna significativa: in Italia non esistono interventi specifici e collaborativi dedicati alla violenza digitale di genere.

Partnership e approccio
Il progetto A.A.D.A. – Action Against Digital Abuse è curato da Casa delle donne* Lucha y Siesta, Chayn Italia e il gruppo di ricerca Ippolita, in collaborazione con Casa delle Donne di Bologna, Cassero LGBTQIA+ Bologna, Welcome4Raimbow Mario Mieli Roma, Centro antiviolenza Osservatorio Giulia e Rossella Barletta, Centro Anti Discriminazione Mo.N.Di Bari

La prospettiva adottata è transfemminista e intersezionale, con particolare attenzione alle soggettività più marginalizzate e alla creazione di reti solidali e inclusive.

Per informazioni e contatti: progetto.aada@proton.mail