Una critica femminista all’intelligenza artificiale
Venerdi 21 novembre h 18.00 Libreria Antigone Milano
Per una critica femminista all’intelligenza artificiale. Con il gruppo Ippolita e Ronke Oluwadare a partire dai volumi di Safya Umoja Noble Algoritmi dell’oppressione, Tamu Edizioni e di Simone Browne Materie oscure, Meltemi Editore
Safya Umoja Noble Algoritmi dell’oppressione Tamu edizioni traduzione di Ippolita
Google è sinonimo di accesso al sapere e neutralità in tutto il mondo. Ma quando i risultati di una ricerca inneggiano al suprematismo bianco o al nazismo si tratta davvero di errori o del semplice riflesso di una società violenta? Algoritmi dell’oppressione affronta, attraverso le lenti del femminismo nero, i falsi miti che hanno ammantato di un’aura di tolleranza Google e altre imprese digitali che traggono profitto dal razzismo e dal sessismo. Sottoporre a critica il potere dell’algoritmo è urgente. In gioco c’è l’idea di un’informazione non commerciale, il diritto all’oblio delle nostre tracce online e la regolamentazione dell’intelligenza artificiale, rispetto alla quale prevale un ingenuo ottimismo. Ripartire dalla prospettiva delle comunità che sono più penalizzate dalle logiche del capitalismo digitale, come quella afroamericana, è un passaggio necessario per una lotta alle disuguaglianze all’altezza del presente.
Simone Browne Materie oscure Meltemi editore traduzione di Ippolita
In Materie oscure/Dark Matters Simone Browne traccia una genealogia delle tecnologie e delle pratiche di sorveglianza contemporanee, mostrando come queste derivino da una lunga storia di discriminazioni razziali perpetuate dagli oppressori bianchi per controllare la vita e il corpo delle persone nere schiavizzate.
Le fonti prese in esame sono molteplici: dal progetto della nave negriera Brookes al Panopticon di Jeremy Bentham, fino alla biometria e ai bias algoritmici delle piattaforme digitali. L’analisi che ne risulta mette in relazione gli studi sulla sorveglianza con i documenti presenti negli archivi della tratta atlantica degli schiavi, strutturandosi grazie alle voci critiche del femminismo nero, della sociologia e dei Cultural Studies.
La sorveglianza è una pratica discorsiva e materiale – sostiene Browne – che reifica i margini, i confini e i corpi lungo le linee della razza. La sorveglianza della nerezza è stata e continua a essere una norma sociale e politica da contrastare.